I rischi climatici mettono in discussione le nostre conoscenze e richiedono cambiamenti di prospettiva, a causa delle loro caratteristiche perchè sono rischi: globali, nel senso che non possono essere confinati in luoghi specifici e sono legati a sistemi di responsabilità complessi e spesso asimmetrici, in particolare dal punto di vista geografico e generazionale; le cui caratteristiche sono incerte, in funzione della reazione dei sistemi naturali e sociali al degrado; i cui effetti sono irreversibili; politicamente e ideologicamente difficili da gestire a causa della loro incompatibilità con l'ideologia del progresso; complessi da diffondere e da cogliere, dati gli ostacoli cognitivi legati alla loro percezione.
Il quadro giuridico unionale delle DOP e delle IGP costituisce un significativo laboratorio: a) per l' individuazione e la messa in atto di modelli di gestione dei rischi climatici nelle produzioni strettamente legate ai territori e al clima ; b) per l'implementazione di modelli giuridici che rispondano alle esigenze della sostenibilità, soprattutto alla luce dei nuovi diritti umani “sui generis” rappresentati dai diritti bioculturali e delle Risoluzioni dell'Assemblea della Nazioni Unite (Risoluzione 48/13 e 76/300) relative al Droit à un environnement sûr, propre, sain et durable.
Più in dettaglio, il tema della conciliazione tra produzione di qualità, cambiamenti climatici e sostenibilità non può essere, tuttavia, affrontato solo in termini di comportamento individuale della singola impresa, ma con l'adozione di modelli con i quali rendere collettivo un impegno adeguato alla emergenza climatica e agli obiettivi della sostenibilità.
In questa prospettiva, rilevante è il ruolo dei Consorzi, nodali nel ruolo, da un lato, di soggetti promotori di modifiche dei disciplinari, nell'ottica di una produzione climatico-resiliente, soprattutto alla luce del Regolamento 2024/1143, dove la sostenibilità è assunta come parte potenzialmente integrante dei disciplinari; dall'altro, nel ruolo di canali di condivisione di informazioni, conoscenze, modifiche di produzione in modo diffuso anche tra una pluralità di regimi di qualità diversi; d'altro lato ancora, nella funzione di fornitori di consulenza e promotori della ricerca, facilitando i processi di innovazione e supportando le imprese con l'implementazione di progetti di ricerca condivisi.
L'innovazione, tuttavia, richiede investimenti, umani e finanziari. La produzione di qualità climate smart e sostenibile, cioè, non può prescindere dalla attenta valutazione della validità del sistema attuale di accesso al credito, soprattutto bancario. La produzione DOP e IGP tecnologica e innovativa richiede, infatti, oggi prodotti finanziari in grado di aprirsi alle attività di servizio e finanza altamente specializzata, non necessariamente bancaria, che tenga conto del tessuto agricolo e delle esigenze delle singole imprese in un contesto di differenziazione dei servizi finanziari a seconda delle diversità delle imprese finanziate.
Il quadro normativo delle Dop e Igp potrebbe essere coinvolto in un cambiamento dei modelli regolatori tale da incidere profondamente non solo sulla natura di questi segni, ma anche sull'assetto complessivo dei modelli produttivi